mercoledì 26 gennaio 2011

Mal comune mezzo gaudio...Quando la collega rende la vita difficile


Parole appena sussurrate, piccoli o grandi dispetti, atteggiamenti di sfida... La conflittualità femminile in ufficio è all’ordine del giorno. Perché? E come superarla? Analisi e piste da seguire per trasformare le tensioni in opportunità


"La mia compagna di scrivania sa come indispettirmi. Se, quando arrivo in tarda mattinata, voglio leggere il giornale, devo andare a prenderlo nel cestino della spazzatura... È possibile?”, si sfoga Antonella, 32 anni, impiegata in un’agenzia di pubblicità a Roma. “Dopo 20 anni di esperienza e risultati positivi, devo sentirmi dire dall’ultima arrivata che non sono laureata?”, sbotta Giuliana, 46 anni, impiegata di banca a Venezia. “Che sia il trucco, l’acconciatura o un paio di calze, non c’è mattina che non mi senta sotto l’esame delle mie colleghe”, svela Sabrina, 40 anni, architetto a Chiavari (Ge). Storie di ordinari dispetti. Commenti, sgarbi, screzi a volte banali, quasi mai innocenti, che rendono pesante la giornata lavorativa e incidono negativamente su umore e rendimento. E non è raro che si inneschino spirali alimentate da maldicenze, o atteggiamenti che sfiorano il confine del mobbing. Da dove nasce questa conflittualità al femminile? Perché basta una parola detta in un certo modo, oppure un’occhiata maliziosa per sentirci giudicate? I consigli delle esperte per gestire nel modo migliore alcune delle situazioni più ricorrenti...

Lotta per la supremazia
Durante le riunioni non ti lascia parlare, ti mette in difficoltà davanti ai clienti, oppure racconta in giro delle tue abitudini, magari origliate al telefono... Sul lavoro, una donna si trova spesso a comportarsi in modo diverso da quello che sarebbe portata a fare. Se la competitività è innata nell’uomo, nella donna, che deve confrontarsi con valori di riferimento tipicamente maschili come razionalità, logica e aggressività, può essere portata agli eccessi. Per le donne è inoltre più difficile affermarsi sul lavoro e ci sono in genere minori possibilità di carriera, situazioni che favoriscono il formarsi di relazioni spinose (anche dal punto di vista evolutivo le donne sono portate a rivaleggiare tra loro per aggiudicarsi il maschio più forte). Questi atteggiamenti esprimono quasi sempre insicurezza, il dubbio di essere apprezzate e timore per il confronto.


Soffre di gelosia
Se lei fa un commento poco garbato, non ti saluta, oppure fa un regalo a tutte tranne che a te, manifesta di essere gelosa, magari solo perché vesti con maggiore cura, sei pagata meglio, o vieni considerata più simpatica. La gelosia è un sentimento naturale, diffuso e positivo se serve a migliorarsi e a capire meglio quello che si vorrebbe essere. Ma può anche nascondere senso di inferiorità, ansia e bisogno di proteggere in modo quasi ossessivo le proprie mansioni e competenze. In questi casi, si manifesta con azioni negative e di disturbo.
Manca di autostima
“Specie tra donne, il confronto può essere animato e ricco di colpi bassi che mirano a colpire l’autostima dell’altro e a metterlo in crisi”, scrive Irma D’Aria nel suo Il benessere in ufficio (Baldini Castoldi Dalai). Se lei ti vuole ferire cerca quindi di minare il tuo senso di sicurezza, ma questo comportamento rivela, nella maggior parte dei casi, problemi di autostima. Si cerca infatti di colpire l’altro con la stessa arma con cui si è stati feriti. Questi atteggiamenti possono essere messi in relazione al rapporto che ogni donna ha avuto con il padre. Se la figura paterna non ha incoraggiato, o non ha garantito sostegno in momenti di difficoltà, avrà probabilmente contribuito a sviluppare un complesso di inadeguatezza.
Fa sentire a disagio
Non ti chiama mai per nome, oppure si rivolge a te con un nome sbagliato, fa commenti al vetriolo, ti volta le spalle... Alcune persone, specialmente in situazioni competitive, provano sensazioni piacevoli nel mettere in difficoltà gli altri. Il cervello femminile elabora le informazioni in modo molto rapido e, di conseguenza facilita, in modo altrettanto veloce, anche reazioni negative quali arrabbiature e offese. Le donne sono in genere più vulnerabili perché, a differenza della maggior parte degli uomini, parlano più liberamente di sé, mostrano senza troppi problemi, i propri punti deboli, difficilmente nascondono le lacrime... Anche se non è sempre facile reagire con calma e fermezza a chi ci provoca, può essere utile sapere che chi ci attacca, anche se in un primo momento può apparire più forte, in realtà sta dimostrando il lato debole di sé e che il piacere sottile di mettere a disagio, si rivela difficilmente un atteggiamento vincente.
Sottolinea i nostri errori
Il lavoro è il luogo del confronto continuo con i colleghi, in cui non sempre prevalgono lealtà e buon senso. Se è il capo a far notare un errore, accettiamo la sua osservazione, soprattutto se la consideriamo motivata, ma se lo fa una collega di pari grado e di cui probabilmente abbiamo poca stima, difficilmente possiamo farcene una ragione. Questo atteggiamento, che viviamo come provocatorio, rischia inoltre di urtare la nostra suscettibilità. Ma non bisogna dimenticare che, nel sottolineare i nostri errori, la collega esprime nella maggior parte dei casi una profonda, anche se non esplicita insicurezza, che proietta su di noi attraverso il desiderio di ferirci. Se invece la collega ha colpito nel segno, la sua critica può trasformarsi in un’occasione per riflettere sui nostri punti più vulnerabili.
Diffonde pettegolezzi
Tra colleghe, il gusto del pettegolezzo è particolarmente diffuso. Non bisogna quindi dare troppo peso alle indiscrezioni, vere o presunte, che vengono fatte circolare. L’importante è che non sconfinino nell’offesa o nella calunnia. Può inoltre essere utile sapere che le malelingue soffrono, in realtà, quasi sempre di ammirazione. Chi diffonde pettegolezzi nei tuoi riguardi vorrebbe assomigliarti. Ti ammira, ma nel suo intimo non lo accetta. Per colmare il suo desiderio insoddisfatto, tende quindi a sferrare colpi bassi.

Di Daniela Passeri
http://www.psychologies.it/Conoscersi/Vita-professionale/Rapporti-professionali/Quando-la-collega-rende-la-vita-difficile/(offset)/1

mercoledì 19 gennaio 2011

Vi è mai capitato di riaccendere un vostro vecchio cellulare? A me ieri sera..

Quanta emozione quanti ricordi e quanti pensieri…
Ieri sera ho ripreso in mano il mio vecchio Nokia 6300, telefono che ha segnato la fine di una storia, cellulare che ha segnato l’inizio di un’altra sulle note di “I’m Yours”…

Immagini delle nuove avventure e messaggi zero, tutti cancellati… solo uno, salvato in archivio di un caro amico che passava a trovarmi quando lavoravo in APT. Cita:

“C’è un paese che senza l’azzurro dei tuoi occhi e senza la tua simpatia non è più lo stesso. Saluti da Fai”

L’emozione è forte, il ricordo di un’APT meravigliosa è grande e ti accorgi di quanto volano i giorni, e ti ritrovi da un giorno all’altro in una nuova avventura, in una nuova veste, in una nuova vita. A volta anche con un pizzico di nostalgia di amici che mi hanno voluto bene davvero, senza alcun interesse.

martedì 11 gennaio 2011

Che sonnino!! Tante nane a todos ;)


Una storia tragicamente vera, AdDio Michele. Ti ricordo con affetto.

Una storia vera, una storia che fa pensare, a volte fa paura ma di sicuro porta a riflettere, pensare, cercare di capire…
Erano i tempi del liceo quando di fronte alle numerose sventure amorose adolescenziali una mamma (MG) raccontava alla figlia, MC, di questo ragazzo, Michele, particolarmente simpatico e carino che passava da lei in azienda per ricaricare la macchinetta del caffè. Un ragazzo che aveva avuto problemi amorosi molto similari a MC, oltrepassava più o meno le stesse situazioni e problematiche (addiritura MC aveva il ragazzo che si chiamavaMichele e Michele aveva la ragazza che si chiamava MC... OMONIMIA QUASI IMPRESSIONANTE!Poichè si trattava ovviamente di due persone diverse!!!) …l’età, il caso, chi lo sa… destino...
Ad ogni modo, Michele e MC avrebbero potuto stringere un’importante amicizia ma il caso non è mai riuscito a farli incontrare, nonostante l’uno sapeva tutto dall’altro e viceversa tramite racconti della mamma.…

Volano gli anni ed ecco che i due, che sapevano moltissimo l’uno dell’altro, inconsapevolmente si conoscono sul lavoro… sempre sorridenti, sempre a parlare e confrontarsi… le loro vite si erano stabilizzate ora, in amore, e chiacchierare era diventato divertente… peccato che Michele non aveva collegato che Celeste era proprio quella ragazza che aveva sentito crescere tramite le storie della signora MG e neppure la figlia di MG aveva capito che Michele era proprio quel Michele che aveva immaginato crescere con gli stessi racconti… Almeno non fino a che, un terribile giorno di rinizio, riapertura delle scuole e riapertura delle aziende poco dopo il rientro natalizio MC rientra a casa, alla sera, e trova la mamma attonita sulla prima pagina di un quotidiano… alza lo sguardo verso la figlia e dice…
Ricordi Michele, il ragazzo di cui ti raccontavo sempre? E’ morto ieri sera, in un incidente stradale… ecco che la ragazza si avvicina, guarda la foto.. e scopre che era proprio lui… era proprio quel ragazzo che aveva conosciuto in azienda quello con cui rideva e scherzava, quello con cui si erano rimandati gli auguri di buon anno all’inizio del prossimo anno…

Una macchina di Slovacchi, probabilmente per un colpo di sonno, aveva colpito la macchina ove viaggiava Michele con la compagna e i loro parenti… improvvisamente la macchina va fuori strada e non c’è più nulla da fare per nessuno…


EGNA / Tre morti domenica sera poco prima delle 20 sull'autostrada A22 nei pressi del casello di Egna (Bolzano), una Fiat con 4 persone a bordo, della Piana Rotaliana, è stata tamponata da una Mercedes slovacca. La Panda è finita fuori strada. Per l'impatto 3 vittime: Silvana Concin, 53 anni di Mezzolombardo, la nipote Ylenia Concin, 24 anni e il suo fidanzato Michele Malfatti, 33 anni di Nave San Rocco. Il guidatore si è miracolosamente salvato.

Solo tanto nervoso di fronte a persone a volte poco attente che distruggono la vita degli altri per una distrazione, un'imprudenza come guidare per ore, o forse è solo destino e tanta impotenza… solo tanta tristezza… AdDio mio amico di vita, spero tu sia sempre felice e sorridente anche lassù e chissà se mai saprai che ero io la Martina di cui mia mamma ti parlava sempre…
Ti ricorderò con affetto.

THE DAY AFTER NEWS_
Dal quotidiano L'adige dell'11.1.11, articolo del per chiarire le cause dell'incidente

Quella che si è consumata l'altra sera sull'A22 a sud di Egna è una strage che non può essere addebitata né all'alcol e neppure alla velocità. Anche per questo le morti di Silvana Concin, della nipote Ylenia Concin e del fidanzato di quest'ultima Michele Malfatti, appaiono incredibili e per questo ancor più inaccettabili. Sull'incidente, avvenuto domenica alle 19 e 48 in corsia sud, il pm bolzanino Markus Mayr ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo. Indagato è il giovane conducente della Mercedes ML con targa slovacca che ha "speronato" la Panda su cui viaggiavano i trentini. Il giovane - L.T. di 29 anni - era insieme ai suoi genitori e alla fidanzata. Il pm Mayr, come di prassi in questi casi, ha ordinato che venisse eseguito l'alcol test sia sul conducente della Mercedes, sia su Giorgio Rizzi (marito di Silvana Concin e dunque zio di Ylenia, ieri ancora ricoverato a Bolzano con prognosi di 5 giorni) che si trovava al volante della Panda. I test hanno dato esito negativo nel senso che entrambi non avevano in corpo neppure un bicchiere di vino: anche se manca ancora la conferma degli esami del sangue, già si può dire con sicurezza che i due guidatori erano sobri.

Dalle indagini condotte dalla Polstrada di Bolzano emerge anche che i due veicoli rispettavano i limiti: la velocità, quindi, era adeguata. Inoltre le condizioni di visibilità erano ottime, anche se a quell'ora ovviamente era già buio, e la superficie stradale non era ghiacciata. Tra l'altro l'incidente è avvenuto lungo un rettilineo. Cosa sia accaduto potranno chiarirlo solo i testimoni diretti della tragedia e in particolare il giovane slovacco alla guida della Mercedes. L'ipotesi più accreditata è quella dell'attimo di distrazione, magari associato ad una manovra maldestra. L'auto slovacca riporta i segni della collisione sulla parte anteriore destra. Forse il giovane voleva superare la Panda e ha calcolato male le distanze andando a toccare l'utilitaria sulla parte destra del paraurti posteriore: non un gran tamponamento, ma sufficiente per spingere l'auto su cui viaggiavano i quattro trentini giù dalla scarpata. Il mezzo poi si è ribaltato più volte terminando la sua corsa a ruote all'insù. Da quell'inferno è uscito con le sue gambe, ma ovviamente sconvolto, il solo Giorgio Rizzi.

Nel buio e sotto shock l'uomo certo non aveva percepito le dimensioni della tragedia. Possiamo immaginarlo nella notte, dolorante, mentre risale affannosamente la scarpata erbosa fino a raggiungere la corsia d'emergenza dove ha atteso i soccorsi. Rizzi ha comunque avuto la lucidità e la forza di telefonare a suo cognato, Mariano Concin. Il papà di Ylenia e fratello di Silvana era alla guida di un'altra auto che precedeva la Panda e che inutilmente attendeva a casa il resto della famiglia. «Mariano - avrebbe detto Rizzi - vieni, vieni subito! È successa una cosa gravissima...». E poi Rizzi ha spiegato in modo sommario dell'incidente. Col cuore in gola, il resto della famiglia Concin è tornato in auto a Egna, ma quando ha raggiunto il luogo dell'incidente ha trovato solo tre corpi senza vita (le salme saranno trasferite oggi da Bolzano in Rotaliana) e Giorgio Rizzi disperato.

(Altri servizi sull'Adige in edicola)

mercoledì 5 gennaio 2011

Buon 2011!

Sirs & Madame ... buon anno!
Benvenuti nel 2011... iniziato davvero dando i numeri.. pensate che Capodanno era l'1.1.11!!

A parte dettagli vari ed eventuali... saluto con serenità questo 2010 che non mi ha portato grandi cambiamenti (anche se, nessuna nuova=buona nuova)... ad ogno modo gli unici punti forti del 2010 sono stati il rinnovo del contratto addiritura fino al 2011, l'inizio serio degli esami della laurea magistrale, qualche rognetta sul lavoro ma tanti colleghi fantastici. Anche il peso lo scorso anno per quanto mi riguarda è rimasto piuttosto stabile...e con l'Amore e gli affetti tutto ok... anzi nota positiva perchè ci siamo ricongiunti con degli Amici fantastici cfr Gio, Simo, Fede, Francy e anno spettacolare anche per la barca con piazzamenti poco male.. addiritura primi!!! Quindi arrivederci 2010 e grazie.

Per te, mio caro nuovo anno ho tanti bei propositi... a breve dovrebbe nascere un nuovo blog dedicato alla beneficenza di un paese come Kotido. Vediamo se riesco a stare dietro a questo progetto per me molto importante.
Altro punto la scuola, a breve ci saranno i primi esami e spero non mi deluderai ;)per settembre vorrei averli terminati... per il lavoro ad ottobre scadrà il mio contratto di lavoro e speriamo che ancora per un po' la mia ditta abbia voglia di tenermi... chissà... per gli affetti spero che con i miei parenti e genitori tutto proceda così com è e per l'AMORE quest'anno da te mi aspetto molto... uno dei sogni sarebbe di arrivare a Natale con i primi cenni di un pancione... chi lo sa... chi vivrà vedrà... vedremo come procederà.

Questi primi giorni ad ogni modo sono stati dedicati interamente ad un pizzico di lavoro, tanto tanto tanto tanto sci dal sorgere del sole a tarda serata.. poi un po' di risate al bar con gli amici e di corsa di notte alla macchina mentre i gatti ripuliscono le piste... a parte il freddo gelido è sempre meraviglioso questo Bondone, a me piace molto... e domani ... è la Befana!!! :) Ci sentiremo presto presto, soprattutto quando si tornerà alla vita abitudinale.. lavoro casa studio nanna... i giorni volano!! Ora un thè ed un bagno caldo e ... a presto!!!