venerdì 29 ottobre 2010

La fine del traffico di cuccioli: approvata la legge di Ratifica



Nella giornata di ieri il Parlamento ha approvato in via definitiva la Legge di Ratifica ed esecuzione della Convezione europea per la protezione degli animali da compagnia.

A partire dalla giornata di ieri, quindi, il traffico dei cuccioli è un reato: chi trasporta e commercia cani e gatti senza microchip, documentazione sanitaria e passaporto rischia la reclusione da 3 mesi a un anno e una multa da 3.000 a 15.000 euro.
Non solo. La legge punisce in modo più severo chi maltratta e uccide animali: introdotte sanzioni più aspre nel Codice Penale.

Questo importante risultato potrà salvare la vita a migliaia di cuccioli: strappati prematuramente alle loro madri, costretti a viaggi estenuanti, perdendo anche la vita. Acquistati a costi irrisori e venduti a caro prezzo perché “trasformati “ in cuccioli italiani.

giovedì 28 ottobre 2010

Avere il coraggio di osare - da psychologies

Mi è giunta una mail precisa precisa che rispecchia i problemi che ultimamente mi circondano... eccone un assaggio:

Dimenticare i problemi che limitano la sfera professionale e fare leva sui propri desideri e sui punti di forza. Un atteggiamento che consente di allontanare i pensieri negativi e di liberare le energie nascoste

"Mi ero preparata con impegno, conoscevo il progetto in ogni dettaglio, l’avevo ideato io... eppure la presentazione del plastico è stata un po’ deludente, avrei dovuto...”. Elisabetta, 37 anni, architetto a Firenze, confessa che quando è sotto pressione non riesce a dare il meglio di sé, come se la sua energia creativa si spegnesse proprio di fronte a una sfida importante. Ciascuno di noi sperimenta sul lavoro la sensazione di non essere all’altezza di una situazione, di poter dare di più, di poter fare meglio. “Tutti siamo soggetti a ‘pensieri killer’, problemi soggettivi che limitano l’espressione del nostro potenziale creativo”, afferma Alessandra Pasinato, consulente della formazione individuale e di gruppo a Milano. “I più frequenti sono l’ansia da prestazione per gli uomini e il timore di perdere il controllo emotivo per le donne. Ci sono inoltre i ‘pensieri micro killer’: piccole fobie, l’ansia diffusa di parlare in pubblico, il timore della propria aggressività”. Da dove vengono questi blocchi? Possono essere causati da rigidità, traumi, abbandoni, difficoltà a gestire le critiche, dall’abitudine di arrabbiarsi facilmente...“ Qualunque sia il problema, è in genere difficile individuarne la causa. Tutti sbagliamo, è normale”, rassicura Daniele Bevilacqua, executive coach a Milano. “L’importante è sapersi perdonare. Se siamo troppo severi con noi stessi, se ci ostiniamo a giudicare negativamente i nostri errori, rischiamo di perdere la lucidità necessaria a raggiungere i nostri obiettivi. Si può così innescare un circolo vizioso: l’energia diminuisce di intensità, il pensiero si fa ripetitivo, meno creativo, si comincia col mangiare troppo o troppo poco, ci assalgono altre paure”.

Cambiare atteggiamento
Esistono condizioni oggettive esterne che mettono ogni giorno alla prova la nostra vita professionale (il capo ti mette continuamente alle prova, i colleghi cercano di superarti in modo spesso scorretto, l’azienda non ti stimola, le pressioni della famiglia...). “Attenzione a non usare questi problemi, per quanto reali, come alibi”, precisa Pasinato, “per fingere che la carriera ci interessa relativamente, che quella sfida non fa per noi, che le soddisfazioni sul lavoro non sono poi così importanti... Agendo in questo modo si riesce quasi sempre a sopravvivere, ma si perde slancio vitale”. Ricordate la metafora della rana? Messa in una pentola bollente, ha l’energia per schizzare immediatamente fuori dall’acqua e salvarsi. Se viene invece messa in una pentola di acqua fredda, la rana si trova a proprio agio, se poi l’acqua diventa tiepida ci sguazza... ma quando l’acqua inizia a bollire, è talmente intorpidita che non ce la fa più a saltare fuori e a salvarsi. Cambiare ufficio, incarico o addirittura azienda può essere una soluzione? “Cambiare lavoro soltanto perché si litiga con il capo non mi sembra una via di uscita”, spiega Bevilacqua. “Si rischia di trovare un altro capo con il quale si possono instaurare le stesse dinamiche. Meglio mutare il proprio atteggiamento. Quasi mai il vero problema è causato da una circostanza esterna”.




Dare vita ai propri sogni
Gli esperti di formazione avvisano che focalizzarsi soltanto su ciò che non va toglie energie. Lamentarsi troppo impedisce la comunicazione con gli altri, con il risultato di venire spesso isolati. “L’atteggiamento migliore per esprimere risorse mai utilizzate, è fare leva sui propri punti di forza (non guardo più l’ostacolo, mi dimentico i miei limiti, punto invece sulle mie capacità, su quello che di positivo ho saputo realizzare, facendo un inventario delle mie competenze)”, suggerisce Bevilacqua. Esistono tecniche mirate che aiutano ad aggirare i “pensieri killer”, come l’approccio di self empowerment. “Una volta superati, i blocchi si dissolvono”, spiega Pasinato. “Alla base di questo processo, ci deve essere l’analisi dei propri desideri, delle aspirazioni reali (se so quello che desidero posso scegliere, so quale direzione prendere). Quindi può essere utile chiedersi: ‘Cosa sognavo quando mi sono iscritto all’università?’, ‘Come immaginavo me stesso sul lavoro?’, ‘Cosa pensavo di poter realizzare?’. Dopo essersi posti queste domande, l’importante è agire (se davvero voglio cambiare lavoro mi metto a scrivere o riscrivere il mio curriculum. Se davvero voglio dire qualcosa al mio capo, ma non ne ho il coraggio, comincio a chiedere un appuntamento...). Insomma, si iniziano a fare dei piccoli passi che aiutano ad assecondare i propri desideri, a sbloccare e riattivare le energie”, aggiunge Pasinato. “Ho visto molte donne riprendere la carriera dopo la maternità, dopo un periodo di part time per seguire i figli. Avevano finto a se stesse di aver scelto la famiglia, ma a prezzo di gravi frustrazioni. Grazie al lavoro hanno ritrovato slancio e un giusto equilibrio: hanno il gusto di arrivare in ufficio la mattina e la gioia di tornare a casa la sera. Donne che sanno trasmettere ai figli la voglia di fare, studiare, creare”. Bevilacqua suggerisce, infine, di tenere a mente un campione di caparbietà e determinazione: Thomas Edison, l’inventore della lampadina. A un giornalista che gli chiese, durante i suoi lunghi esperimenti: “È vero che ha fallito cinquemila volte?”, Edison rispose: “No, ho trovato 5.000 modi per non fare una lampadina”. Ci riuscì soltanto dopo 11 mila tentativi. Grazie, mister Edison.

I concetti chiave
Tutti siamo soggetti a pensieri negativi, che limitano l’espressione della nostra creatività (timore di perdere il controllo emotivo, ansia da prestazione ecc.)

Questi blocchi sono spesso causati da traumi, o dalla difficoltà a gestire le critiche. L’importante è saper perdonare i propri errori.

Se siamo troppo severi con noi stessi, rischiamo di innescare un circolo vizioso e di perdere la lucidità necessaria per raggiungere gli obiettivi
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P.S. questo articolo è tratto da Psychologies, un giornale davvero meraviglioso e che consiglio vivamente a tutti!!!

Trovare lavoro? Facile, con il Curriculum Giusto...

Cercare un lavoro è un lavoro. Richiede tattica e lucidità. Soprattutto in questi giorni in cui alto è il livello di disoccupazione e di persone che da un giorno all'altro si ritrovano su una strada...
Inoltre sono numerosi uomini e donne, ragazzi e ragazze alla ricerca di una collocazione che, non ricevendo risposte dopo decine di curriculum inviati e si chiedono: «Io...esisto?».

Oggi nella toppa bisogna inserire la chiave giusta per entrare nel sempre più selettivo mercato del lavoro. Le porte in faccia e le serrature arrugginite sono tante. In questo contesto diventa non banale adottare semplici accorgimenti che "aggiustino" la domanda, la tarino su nuove esigenze.


Biglietto da visita oppure trailer cinematografico della propria vita, il curriculum è troppo spesso sottovalutato da chi cerca un'occupazione ma altrettanto determinante per chi seleziona. Da queste due pagine, scritte in Word oppure - ancora meglio - chiuse in un pdf, può dipendere l'esito della propria candidatura.

Finiscono nel cestino, senza passare nemmeno dalla stampante, quei curricula allegati per email che sconfinano in cinque o addirittura dieci pagine. «Li leggiamo a video - afferma Luca Vignaga, direttore del personale di Marzotto - e basta che il carattere di scrittura sia troppo piccolo, non sufficientemente leggibile, per dissuaderci». È un po' come al cinema, dicono alcuni responsabili delle risorse umane che operano in grandi aziende: per invogliarti a vedere il film bastano due minuti, il tempo di un trailer è lo stesso di lettura di un curriculum, e deve fare effetto. Dimenticarsi la data di nascita oppure i propri riferimenti anagrafici vuol dire essere automaticamente fuori dai giochi. Presentarlo a mano, piegato in quattro in una busta alla reception, rende dubbie la possibilità di essere ricontattati. Solo un quarto viene letto davvero, gran parte delle volte dipende dalla lettera di accompagnamento, in cui è fondamentale motivare la propria candidatura, la voglia di cambiare, personalizzando i classici standard.

Dal primo sguardo, chi legge decine di curricula tutti i giorni capisce subito se dentro c'è qualcosa di interessante. Chiarezza e sintesi però non bastano. Superato l'esame fotografico, a fare la differenza sono i contenuti. Spesso esistono curricula idonei ma non richiesti, pochi si informano sul reale bisogno dell'azienda. Sembra infatti da alcune statistiche che, informandosi, è possibile evitare di mandare curriculum invano. Gli esperti invece sottolineano che, il curriculum che risponde a un annuncio, scritto in modo mirato, ha più chance rispetto a uno mandato "tanto per mandarlo" senza talvolta neppure conoscere l'attività dell'azienda.

Se le carte sono in regola, a fare la differenza è l'originalità. Fra tutti il prodotto proposto deve avere un appeal particolare, deve disinguersi. E in questo senso il format europeo non aiuta affatto.

E' necessario agire un po' come dei tecnici commerciali di sé stessi, sottolineando le caratteristiche richieste dal selezionatore.

La cosa più efficace potrebbe amche diventare, con un pizzico di creatività, di rendere sexy il proprio profilo

;)

Tratto dall'articolo di Miclela Finizio
http://www.ilsole24ore.com/

mercoledì 13 ottobre 2010

Una cartolina della Tina piccolina... mica tanto era poi quest'estate!




Testo Oliver Skardi_Bluff

Chi per avere ti eleva a una stella e poi
Ti butta giù
Ci sei caduto anche tu – Come no, altrimenti
C’è chi ha il potere di farti soffrire
Se ha più di te
Ma invulnerabile poi non è – Daghe fisso sui denti
C’è chi promette di darti il domani
Aspettare, così….
Tra dire e fare il mare era qui
Imprevedibile il nostro destino scivola via
Cambiato da una bugia
Refrain: Soito bluff, soito stress, soito flop
Solo a me hai detto stop
Reprise: Meio far afari, co i taiatabari
I ga la testa dura ma ti fa più bea figura
Se è vero il suono, il colore, la danza, la poesia
Immagini di un’utopia
Senza confini continua un cammino che si fermerà
Con chi per noia ti ostacolerà
Sembra lontano quel giorno che il mondo celebrerà
Le cose più belle che ha
Inconfondibili indecisioni, possibilità
E un sogno si rompe a metà
Diciamo che, i numeri no torna parchè
Diciamo che, costume fare ad altri il fai da te
E xe na noia, ti resti co la voia, e te par d’aver el boia sua coppa e no ti sa parchè
Diciamo che, oltre l’apparire c’è di più
Diciamo che, credi che sia sempre cielo blu
Fuggirai da chi ti ha apprezzato, amerai chi ti ha disprezzato
Diciamo che, ora sai non è una novità
Diciamo che, vive meio quei che se ne va
Fate più sveio, dovemo viver meio, previsto un novo taio e intanto schei no ghe ne xe
Diciamo che, semina qualcosa, crescerà
Diciamo che, ci aspetta come una divinità
Quell’istante che non ti fa più paura, fin troppo facile, fin troppo dura

Refrain:
Reprise:

GOSSIP

Non è solo il titolo di un film, raccomandatissimo, tra l'altro a tutti coloro che non fanno altro che sorridere dinnanzi e parlare male dietro (il termine sp.....are mi sembrava poco generoso) ma anche una realtà di fatto.
In un mondo in cui ognuno ha il suo ruolo, dal disoccupato allo spazzino, dal bidello all'impiegato, dalla mamma alla nonna, che senso ha continuare a pensare agli altri?
Che senso ha continuare a parlare male, cercare un modo di distruggere e surclassare l'altro?
Ho sempre amato le professioni come la mia che, teoricamente, posso svolgere il mio ruolo di "umile" segretaria (così come mi hanno definito) e pensare ai fatti miei; svolgere il ruolo di giornalista, dove ci si occupa dei servizi che vegono proposti ed approfonditi, dove si cerca di riferire al meglio e il meno "condita" possibile la verità. Poi si è soddisfatti di aver correttamente e nel modo più semplice possibile (scrivi come mangi, altrimenti non possono capirti tutti!), informato gli altri su quanto accade.
Ma invece no, non è così.

Ci sono persone afflitte da un senso di inferiorità, da un complesso napoleonico di superare sempre e comunque gli altri, persone che non hanno umiltà e che non riescono ad accettare le cose così come stanno. Chiamarla invidia mi pare quasi assurdo .... eppure non sto parlando di cose che mi riguardano ma semplicemente di preferenze inspiegate, simpatie ma soprattutto voci, voci e voci che rovinano l'ambiente di lavoro e di alcune delle persone che lo frequentano.
Eppure con un sorriso e svolgendo ognuno di noi il proprio lavoro, senza occuparci di quello degli altri, alleggeriremmo le nostre giornate e le loro.
Accettando critiche e confronti e accogliendo qualche lode perfezioneremo il nostro lavoro ed in squadra si lavorerebbe meglio, più volentieri.
Migliore è l'ambiente di lavoro, migliore il rendimento e la qualità. Termine tanto semplice commercialmente parlando ma a volte delicato e difficile nella realtà di ogni giorno.
Ad ogni modo, e come sempre, era una mia folle e personale riflessione. Da prendere come un consiglio, da prendere con un sorriso.
Buona serata!

venerdì 8 ottobre 2010

Per prepararsi al week end con un sorriso.. una barzelletta...

Una donna sta passeggiando in un bosco alla ricerca di funghi, quando si imbatte in un'antica lampada ad olio;
inizia subito a strofinarla e appare il Genio:
"Posso avere i miei tre desideri?" - chiede la donna.

"No! dice il genio... a causa dei cattivi tempi, della recessione, della globalizzazione, dell'inflazione, degli scioperi e di tutte le altre menate mondiali, oggi come oggi posso offrirti un solo desiderio da esaudire...."

La donna allora prende una cartina geografica e dice: "In tal caso, vorrei la pace in Medio Oriente. Vedi questa cartina? Vorrei che questi Paesi la smettessero di farsi la guerra!"


Il Genio butta un occhio alla cartina e sbotta: "Ma accidenti, questi paesi sono in guerra da tempi lontanissimi!
Non credo di poterci fare niente, sono potente ma non così tanto!
Assolutamente niente da fare. Non pensarci neppure.
Neanche se chiedessi l'aiuto del mio Maestro potrei riuscire a realizzare questo desiderio. Lascia perdere!

Dai, chiedimi qualche altra cosa " - conclude il Genio.

La donna ci pensa un po', e dice - "Non sono mai riuscita a trovare l'uomo giusto: un uomo sensibile e affettuoso, colto e intelligente, che mi faccia ridere, che mi rispetti, che sappia capirmi e sostenermi, che sia un amante premuroso e mi riempia di complimenti, che mi faccia sentire bella e desiderata, che non passi tutto il tempo a guardare il calcio in tv, che mi porti ogni giorno la colazione a letto e che non mi tradisca... "

E il Genio sospirando.... “damme qua, famme un po' rivedè stà cazzo de cartina.......