giovedì 28 ottobre 2010

Avere il coraggio di osare - da psychologies

Mi è giunta una mail precisa precisa che rispecchia i problemi che ultimamente mi circondano... eccone un assaggio:

Dimenticare i problemi che limitano la sfera professionale e fare leva sui propri desideri e sui punti di forza. Un atteggiamento che consente di allontanare i pensieri negativi e di liberare le energie nascoste

"Mi ero preparata con impegno, conoscevo il progetto in ogni dettaglio, l’avevo ideato io... eppure la presentazione del plastico è stata un po’ deludente, avrei dovuto...”. Elisabetta, 37 anni, architetto a Firenze, confessa che quando è sotto pressione non riesce a dare il meglio di sé, come se la sua energia creativa si spegnesse proprio di fronte a una sfida importante. Ciascuno di noi sperimenta sul lavoro la sensazione di non essere all’altezza di una situazione, di poter dare di più, di poter fare meglio. “Tutti siamo soggetti a ‘pensieri killer’, problemi soggettivi che limitano l’espressione del nostro potenziale creativo”, afferma Alessandra Pasinato, consulente della formazione individuale e di gruppo a Milano. “I più frequenti sono l’ansia da prestazione per gli uomini e il timore di perdere il controllo emotivo per le donne. Ci sono inoltre i ‘pensieri micro killer’: piccole fobie, l’ansia diffusa di parlare in pubblico, il timore della propria aggressività”. Da dove vengono questi blocchi? Possono essere causati da rigidità, traumi, abbandoni, difficoltà a gestire le critiche, dall’abitudine di arrabbiarsi facilmente...“ Qualunque sia il problema, è in genere difficile individuarne la causa. Tutti sbagliamo, è normale”, rassicura Daniele Bevilacqua, executive coach a Milano. “L’importante è sapersi perdonare. Se siamo troppo severi con noi stessi, se ci ostiniamo a giudicare negativamente i nostri errori, rischiamo di perdere la lucidità necessaria a raggiungere i nostri obiettivi. Si può così innescare un circolo vizioso: l’energia diminuisce di intensità, il pensiero si fa ripetitivo, meno creativo, si comincia col mangiare troppo o troppo poco, ci assalgono altre paure”.

Cambiare atteggiamento
Esistono condizioni oggettive esterne che mettono ogni giorno alla prova la nostra vita professionale (il capo ti mette continuamente alle prova, i colleghi cercano di superarti in modo spesso scorretto, l’azienda non ti stimola, le pressioni della famiglia...). “Attenzione a non usare questi problemi, per quanto reali, come alibi”, precisa Pasinato, “per fingere che la carriera ci interessa relativamente, che quella sfida non fa per noi, che le soddisfazioni sul lavoro non sono poi così importanti... Agendo in questo modo si riesce quasi sempre a sopravvivere, ma si perde slancio vitale”. Ricordate la metafora della rana? Messa in una pentola bollente, ha l’energia per schizzare immediatamente fuori dall’acqua e salvarsi. Se viene invece messa in una pentola di acqua fredda, la rana si trova a proprio agio, se poi l’acqua diventa tiepida ci sguazza... ma quando l’acqua inizia a bollire, è talmente intorpidita che non ce la fa più a saltare fuori e a salvarsi. Cambiare ufficio, incarico o addirittura azienda può essere una soluzione? “Cambiare lavoro soltanto perché si litiga con il capo non mi sembra una via di uscita”, spiega Bevilacqua. “Si rischia di trovare un altro capo con il quale si possono instaurare le stesse dinamiche. Meglio mutare il proprio atteggiamento. Quasi mai il vero problema è causato da una circostanza esterna”.




Dare vita ai propri sogni
Gli esperti di formazione avvisano che focalizzarsi soltanto su ciò che non va toglie energie. Lamentarsi troppo impedisce la comunicazione con gli altri, con il risultato di venire spesso isolati. “L’atteggiamento migliore per esprimere risorse mai utilizzate, è fare leva sui propri punti di forza (non guardo più l’ostacolo, mi dimentico i miei limiti, punto invece sulle mie capacità, su quello che di positivo ho saputo realizzare, facendo un inventario delle mie competenze)”, suggerisce Bevilacqua. Esistono tecniche mirate che aiutano ad aggirare i “pensieri killer”, come l’approccio di self empowerment. “Una volta superati, i blocchi si dissolvono”, spiega Pasinato. “Alla base di questo processo, ci deve essere l’analisi dei propri desideri, delle aspirazioni reali (se so quello che desidero posso scegliere, so quale direzione prendere). Quindi può essere utile chiedersi: ‘Cosa sognavo quando mi sono iscritto all’università?’, ‘Come immaginavo me stesso sul lavoro?’, ‘Cosa pensavo di poter realizzare?’. Dopo essersi posti queste domande, l’importante è agire (se davvero voglio cambiare lavoro mi metto a scrivere o riscrivere il mio curriculum. Se davvero voglio dire qualcosa al mio capo, ma non ne ho il coraggio, comincio a chiedere un appuntamento...). Insomma, si iniziano a fare dei piccoli passi che aiutano ad assecondare i propri desideri, a sbloccare e riattivare le energie”, aggiunge Pasinato. “Ho visto molte donne riprendere la carriera dopo la maternità, dopo un periodo di part time per seguire i figli. Avevano finto a se stesse di aver scelto la famiglia, ma a prezzo di gravi frustrazioni. Grazie al lavoro hanno ritrovato slancio e un giusto equilibrio: hanno il gusto di arrivare in ufficio la mattina e la gioia di tornare a casa la sera. Donne che sanno trasmettere ai figli la voglia di fare, studiare, creare”. Bevilacqua suggerisce, infine, di tenere a mente un campione di caparbietà e determinazione: Thomas Edison, l’inventore della lampadina. A un giornalista che gli chiese, durante i suoi lunghi esperimenti: “È vero che ha fallito cinquemila volte?”, Edison rispose: “No, ho trovato 5.000 modi per non fare una lampadina”. Ci riuscì soltanto dopo 11 mila tentativi. Grazie, mister Edison.

I concetti chiave
Tutti siamo soggetti a pensieri negativi, che limitano l’espressione della nostra creatività (timore di perdere il controllo emotivo, ansia da prestazione ecc.)

Questi blocchi sono spesso causati da traumi, o dalla difficoltà a gestire le critiche. L’importante è saper perdonare i propri errori.

Se siamo troppo severi con noi stessi, rischiamo di innescare un circolo vizioso e di perdere la lucidità necessaria per raggiungere gli obiettivi
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P.S. questo articolo è tratto da Psychologies, un giornale davvero meraviglioso e che consiglio vivamente a tutti!!!

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