mercoledì 15 giugno 2011

REFERENDUM e SI ALL'ACQUA: ecco cosa è cambiato

IL SI’ AL PRIMO QUESITO - L’approvazione del primo quesito non stravolge il settore dei servizi pubblici locali nè vieta il coinvolgimento di privati nella gestione ma blocca un tentativo di liberalizzazione. Continueranno ad esistere gestioni pubbliche, miste, private assegnate con gara, così come affidamenti diretti a società pubbliche o miste. Se perciò il referendum non cambia quasi niente, ciò vale sia nel bene (quello delle buone gestioni) sia, purtroppo, nel male.


IL SI’ AL SECONDO QUESITO - Si elimina dalla formula di calcolo della tariffa del servizio idrico integrato la remunerazione del capitale investito. La conseguenza di ciò è che la tariffa permetterà di ripagare solo i costi operativi e gestionali, mentre tutto quanto viene investito in nuovi impianti e reti o nella manutenzione/sostituzione delle vecchie infrastrutture sarà a fondo perduto. Chi sosterrà questi costi? Nessuno, ad eccezione dello Stato o degli enti locali.

QUALI SONO I COSTI? - Attualmente sono previsti 64 miliardi di investimenti nel servizio idrico integrato (Bluebook 2010). Questa cifra si può spiegare, in parte, per l’obsolescenza delle reti di acquedotto, che in media, in Italia, perdono il 37% dell’acqua immessa, con punte ben al di sopra del 50%. Ma non solo. L’acqua è distribuita in maniera non omogenea sul territorio: perchè sia un bene “pubblico”, e non solo di chi ne ha già in abbondanza, necessita di reti di captazione e distribuzione per raggiungere aree del Paese (come parti della Puglia e della Sicilia) dove ancora esistono problemi di fornitura regolare.


IL CONTRACCOLPO - Resta il problema di come far fronte a numerosi investimenti già stanziati per i quali le imprese si erano impegnate a far fronte contando proprio sulla tariffa come forma di remunerazione: proprio società con forte carattere pubblico, come Hera in Emilia Romagna o Publiacqua in Toscana, hanno denunciato in questi giorni il rischio di collasso relativo ai milioni di euro di investimento già in atto o previsti nel prossimo futuro.


Per approfondire:
http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2011/6/14/ACQUA-PUBBLICA-Cosa-cambia-dopo-il-voto-del-referendum-/3/186558/



1 commento:

NoName ha detto...

Ciao Martina,
scusa ma non è proprio esatto quello che scrivi. "quanto viene investito in nuovi impianti e reti o nella manutenzione/sostituzione delle vecchie infrastrutture" fa parte dei costi di gestione, e può benissimo essere coperto dalle tariffe dell'acqua.
Quel 7% che è stato abrogato dal referendum invece si riferisce a ben altro: i dividendi per gli azionisti privati, capitalizzazioni, rendite in borsa o incrementi di capitale. Insomma, soldi che escono dalle tasche dei cittadini che vanno a ingrassare capitali privati. Non sto parlando di paga agli operai che ci lavorano, eh, quello è giusto! Sto parlando di rendite finanziarie...