venerdì 10 settembre 2010

FUTURI INSEGNANTI: novità dal decreto Gelmini...


Novità in arrivo per chi decide di diventare insegnante. Le Ssis, Scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario, lasceranno il posto a un nuovo percorso -- con lauree specifiche abbinate a un anno di tirocinio direttamente in classe -- che prevede tra l'altro che il numero dei nuovi docenti sia deciso in base al fabbisogno, per far fronte al problema del precariato. Continua a leggere questa notizia
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E' quanto ha annunciato oggi il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini in occasione della firma del Regolamento sulla formazione iniziale dei docenti, aggiungendo che tra le novità ci sarà anche una maggiore attenzione all'inglese, alle nuove tecnologie e ai ragazzi disabili.

"Il primo obiettivo (del nuovo Regolamento) è evitare l'insorgere di un nuovo precariato", ha detto Gelmini nella conferenza stampa di presentazione del Regolamento. "Dobbiamo pensare anche al futuro, ormai abbiamo l'obbligo di proporzionare la formazione alla definizione dei fabbisogni della scuola".

Il ministro ha annunciato che saranno istituiti dal 2011 accessi a numero chiuso ai corsi universitari come Scienze della formazione, con un limite pari al fabbisogno della scuola più un ulteriore 30%, destinato anche a coprire il fabbisogno delle scuole paritarie.

"Prevediamo una selezione severa, doverosa per chi avrà in mano il futuro dell'Italia e sostituiamo alle vecchie Ssis un percorso di lauree magistrali specifiche e un anno di tirocinio co-progettato da scuole e università, concentrato nel passaggio dal sapere al saper insegnare", ha spiegato Gelmini in una nota diffusa dal ministero.

Recentemente le dichiarazioni del ministro Gelmini -- sull'impossibilità di assorbire tutti i 220.000 lavoratori precari della scuola -- avevano provocato aspre polemiche da parte degli stessi lavoratori e di una parte del mondo della politica. Poco dopo il ministro aveva detto di stare lavorando con le Regioni per fare in modo che almeno una parte di questi precari venisse assorbita.

"I posti vacanti sono 20mila, su 220mila precari", ha aggiunto oggi la Gelmini, che si è detta fiduciosa riguardo alla possibilità di assorbire nel sistema scolastico nell'arco di 6-7 anni, grazie a un buon numero di pensionamenti, i restanti 200mila, per i quali "al momento non c'è lavoro" nella scuola.

L'opposizione di centrosinistra ha però contestato le stime del ministro, sostenendo in un comunicato che i tagli imposti all'istruzione rendono irrealistica l'ipotesi di assorbimento.

"Il ministro Gelmini confonde le acque sui numeri e sui tempi", ha detto in un comunicato Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd. "Cancellando le cattedre e i posti di lavoro, infatti, sono diventati soprannumerari, gli stessi insegnanti di ruolo che vanno a rioccupare i posti dei colleghi pensionati".

NUOVE REGOLE

Il nuovo Regolamento prevede che per insegnare nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria sia necessaria una laurea quinquennale, a numero programmato con prova di accesso, che venga aumentata la parte di tirocinio a scuola e che sia previsto un apposito percorso laboratoriale per la lingua inglese e le nuove tecnologie.

Inoltre, "per rispondere meglio alle esigenze dei ragazzi disabili", il Regolamento inserisce in tutti i percorsi gli insegnamenti finora riservati ai soli futuri insegnanti di sostegno, in grado di consentire a tutti i docenti di avere una preparazione di base sui bisogni speciali.

Per diventare insegnanti nella scuola secondaria di primo e secondo grado, sarà necessaria tra l'altro la laurea magistrale ad hoc (a numero programmato, basato sulle necessità del sistema nazionale di istruzione, composto da scuole pubbliche e paritarie), completata da un anno di tirocinio formativo attivo (475 ore di tirocinio a scuola, di cui almeno 75 dedicate alla disabilità, sotto la guida di un insegnante tutor).

Per quanto riguarda i tirocini, "gli Uffici scolastici regionali organizzeranno e aggiorneranno gli albi delle istituzioni scolastiche accreditate che ospiteranno i tirocini (...) e avranno anche funzione di controllo e di verifica sui tirocini", spiega il ministero nella nota.

Secondo il ministero, il Regolamento tra l'altro sostituisce al sistema Ssis strutture più snelle, evitando costi per il sistema e per gli studenti e abbreviando di un anno il percorso di abilitazione per la scuola secondaria.

e per chi si sta laureando adesso????????DOBBIAMO INVENTARCI IL DA FARSI???? Tutto in forse tutto in probabilmente... a che anno potrò iniziare ad insegnare, a 60 anni???????????????? :( :(



L’Adi, Associazione Docenti Italiani, attacca gli insegnanti precari

“I docenti precari non hanno ideali né valori”

A loro viene attribuito il pericolo di una “mutazione antropologica”






Di Vincenzo Brancatisano



30 NOVEMBRE 2006 – Alcune frasi di un documento prodotto dall’Adi, l’Associazione docenti italiani, sono secondo noi poco condivisibili. L’analisi dell’Adi sull’“implosione della professione docente” e sulla “precarizzazione e proletarizzazione della docenza”, offre importanti spunti di riflessione e sarebbe stupido non coglierli. Ma addossare sui precari della scuola, che sono vittima di una sfruttamento sociale senza uguali, perpetrato peraltro dallo Stato, è ingiusto e diffamatorio oltre che mortificante. Affermare che i precari “non hanno ideali”, che “non si spendono”, che la loro autonomia è un “kit di sopravvivenza”, che “hanno una scarsa opinione del proprio lavoro”, che “non riescono a percepire l'insegnamento in termini di fedeltà a dei principi e a dei valori”, che “sono portati ad autodifendersi, assumendo atteggiamenti utilitaristici che evitino che i costi del mestiere superino i benefici” è frutto di una distorsione della realtà da parte di chi non si rende conto di quanta dedizione e di quanto spirito di sacrificio ci sia tra i precari e di quante decine di migliaia di insegnanti di ruolo si alzano al mattino per andare a scuola con la consapevolezza che non faranno niente in classe, semplicemente perché non vogliono fare un emerito c…o, o perché non sanno neppure da dove cominciare. Il precariato scolastico produce tutte le conseguenze negative tipiche del precariato, alcune delle quali ha fatto bene l’Adi a enunciare. Per evitarle esiste un solo modo: evitare l’abuso dei contratti a termine, cioè lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Sono tanti i lavativi nel mondo del precariato scolastico, anzi sono tantissimi. Sono tantissimi coloro che dovrebbero fare un altro mestiere. Identica è la situazione riscontrabile tra il personale assunto a tempo indeterminato, buona parte del quale è entrata in ruolo grazie ai corsi abilitanti degli anni ’70-80. Allora non è questo il punto. Eppure si arriva a dire che “se questi atteggiamenti e comportamenti, che sono oggi dominanti nell'anomalo e abnorme mondo del precariato, dovessero invadere un intero ricambio generazionale, saremmo di fronte a una vera e propria mutazione antropologica del ruolo dell'insegnante: una tipologia docente che si è lasciata alle spalle tutti i modelli formatisi e susseguitisi nelle precedenti fasi storiche”. Il precariato è un problema, anzi è un dramma, una tragedia, dunque occorre evitare che si formi il precariato. E se l’insegnante di ruolo non facesse finta di ammalarsi specie negli ultimi anni della propria carriera (e non solo) eviterebbe di contribuire alla nascita del precariato e dei precari, i quali si ammalano di meno se non altro perché il contratto collettivo – molto in linea con l’uguaglianza sancita dalla Costituzione – perpetra la discriminazione anche sul piano del diritto alla salute. Se non si ammalasse costantemente e puntualmente il 15 giugno di ogni anno in occasione degli esami di Stato (lo fa da decenni impunemente) il “ruolino” non contribuirebbe all’arrivo nelle aule di supplenti chiamati a salvare il sedere a una scuola lasciata in braghe di tela dai “ruolini” tanto pregni di ideali e di “attaccamento alla funzione docente”. Ci sarebbero meno precari e meno precariato se i docenti di ruolo non perpetrassero (con la complicità dei sindacati di cui si fa finta di pigliar le distanze) i famigerati passaggi di cattedra; se non affollessero, pur essendo di ruolo, quelle graduatorie permanenti tanto disprezzate; se non prendessero in ostaggio per anni e per decenni cattedre lasciate alle supplenze perché si preferisce, per anni e per decenni, fare il sindacalista, il sindaco, l’assessore, il parlamentare, il viceministro e il ministro; se non si rendessero complici di quello straordinario strumento devastante per la qualità degli apprendimenti rappresentato dai corsi di riconversione in materie in cui si è incompetenti rilanciati anche quest’anno dalla legge finanziaria detestata a giorni alterni, cioè quando conviene; se non si abbandonasse la cattedra di sostegno di ruolo per passare sulla disciplina. Ci sono insegnanti precari che sono andati in pensione senza essere riusciti a passare di ruolo, a tanti altri succederà la stessa cosa. Saranno dei fannulloni – se sono dei fannulloni – nella stessa misura in cui lo sono – quando lo sono – i docenti di ruolo. Ma a loro – gli invisibili sfruttati dello Stato – deve andare il massimo rispetto.


http://www.vincenzobrancatisano.it/articoli/adicontro.htm

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