martedì 9 settembre 2008

RFID - Nuove tecnologie

La tecnologia RFID (Radio Frequency Identification) può cambiare radicalmente le nostre abitudini, come è avvenuto con internet, con i cellulari e con gli SMS. Capire come e quando ciò avverrà è una sfida per l’industria. La sua adozione in massa non è lontana dalla realtà con la tecnologia attuale, ma occorre prima superare alcuni ostacoli, primo fra tutti quello dei costi. Il mercato RFID ha subito in ogni caso una forte crescita a partire dal 2006/2007. Secondo VDC (Venture Development Corporation), per la fine di quest’anno il fatturato complessivo del settore dei sistemi RFID varrà 7,6 miliardi di dollari, per raggiungere 26,9 miliardi di dollari nel 2015. Nel 2012 ci saranno nel mondo 1000 miliardi di sensori RFID . Le applicazioni spaziano potenzialmente in campo alimentare, logistico, medicale, ambientale, nel controllo industriale, nei sistemi di sorveglianza, nel monitoraggio del traffico, nell’automazione domestica e persino nell’edilizia.
La società
Autotrade & Logistics ha realizzato in cooperazione con Kelyan SMC, una piattaforma logistica basata su tecnologia RFID attiva, per la ricezione e smistamento di autovetture che fa uso di tag RFID attivi realizzata presso il Porto di Livorno.
All’ospedale
San Raffaele di Milano è stato messo a punto un sistema di identificazione delle sacche di sangue per trasfusioni basato su tecnologia RFID passiva. I tag possono essere letti da un comune palmare per mezzo di un software sviluppato in tecnologia Dot.Net.
Dal 1 Gennaio 2005 il colosso americano
WalMart ha obbligato i 100 maggiori fornitori di usare tag RFID per la logistica nel campo della grande distribuzione. è uno dei 100 fornitori che il colosso WalMart ha obbligato a dotarsi di tag e lettori RFID a partire da Gennaio 2005: si tratta di un’iniziativa che spingerà senz’altro numerose aziende ad adottare la tecnologia.Hewlett Packard e oltre ad essere al contempo utente e sviluppatore di tecnologia RFID, è membro attivo dei principali comitati di standardizzazione internazionali e collabora con diverse università, fra cui, in Italia, il Politecnico di Milano. Un forte impulso alla diffusione della tecnologia RFID arriva indubbiamente dalle istituzioni. La direttiva CE 178/2002 entrata in vigore in Italia dal primo Gennaio 2005, che impone la tracciabilità di filiera per tutte le imprese del settore alimentare, ha mosso l’interesse di numerose aziende. Come già accennato, un grosso limite per la tecnologia RFID purtroppo è legato al costo. Un aetichetta RFID costa attorno ai 15 centesimi. Pare poca cosa, ma è tantissimo se si deve apploicare un chip RFID ad un oggetto che di per sè ha un prezzo basso. Poi, per alcuni tipi di RFID attivi, in grado cioè di inviare segnali e quindi informazioni al lettore, ossia dotati di intelligenza, il costo può anche arrivare all’ordine dei dollari o delle decine di dollari, il che ne limita l’uso agli oggetti di valore. Le etichette barcode al contronfo non costano praticamente nulla, ma presentano molte limitazioni;: ad esempio, richiedono che un operatore orienti il lettore verso l’etichetta, operazione questa piuttosto lenta e soggetta ad errori. In più, un’etichetta barcode non è in grado di identificare in modo univoco un prodotto o un oggetto, ma solo un lotto (o un insieme). Questo pone delle limitazioni sulle funzioni possibili dei barcode: insomma, i chip RFID consentono di ottenere un grado di sicurezza, di affidabilità e di prestazioni nettamente superiore. Occorre inoltre vincere i pregiudizi dei consumatori riguardo i pericoli per la privacy (che sono ben poca cosa, se si pensa ai cellulari) e gli effetti delle radiazioni RF sulla salute, argomento questo che ha suscitato tante polemiche e controversie in passato. Sono in corso studi per la valutazione dell’impatto biologico delle radiazioni emesse dai tag RFID.

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