martedì 9 settembre 2008

Test sul Big Bang fa temere la fine del mondo

"Se premono quel bottone il pianeta rischia di saltare in aria". L'allarme arriva da un gruppo di ricercatori europei secondo cui l'esperimento che prenderà avvio il 10 settembre presso il Centro Ricerche Nucleari (Cern) di Ginevra è ad altissimo coefficiente di pericolo. Nella città elvetica, sepolto a un centinaio di metri sotto il confine tra Francia e Svizzera, si trova il Large hadron collider (Lhc), ovvero "Grande collisionatore di adroni", il più grande acceleratore e frullatore di particelle mai creato che, generando temperature di più di un trilione di gradi centigradi, dovrebbe simulare l'evento che ha accompagnato la nascita dell'universo.Ma alcuni studiosi hanno fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani perché secondo loro l’esperimento potrebbe produrre un buco nero che inghiottirà la Terra.Il progetto, costato 4 miliardi di dollari e 14 anni di lavoro, ed è stato finanziato dagli Stati Uniti e da venti Paesi europei e dovrebbe ricreare le condizioni del nostro universo una frazione di secondo dopo il Big Bang. La teoria del Big Bang identifica l'ipotetico "punto" nel quale iniziò l'espansione dell'universo, quando in un'era primordiale, la sua materia era così calda e densa da impedire alla luce di propagarsi liberamente nello spazio."Abbiamo ancora dieci giorni per salvare la terra?", si chiede il Sunday Telegraph, il tabloid britannico che per primo ha riportato la notizia dell'apocalittico test. A gettare acqua sul fuoco è invece Robert Aymar, direttore generale del Cern, secondo il quale "coloro che avanzano questi dubbi non sono scienziati, è tutto frutto di una fissazione". Gli fanno eco numerosi scienziati tra cui Michelangelo Mangano, fisico teorico dipendente del Cern dal 1995 memebro del gruppo di scienziati esterni che consiglia il Council che è il più alto organo decisione del Cern: "Le collisioni che avverranno nell'acceleratore, in condizioni controllate, non presenteranno alcun pericolo". Lhc, dunque, non produrrà mini buchi neri, nè monopoli magnetici, particelle con una singola carica magnetica, polo nord e polo sud, che, se esistessero, potrebbero causare, secondo alcune teorie, il decadimento del protone; e, neppure, "bolle di vuoto" (vacuum bubble) o le particelle "divoratutto", gli "strangelets", un agglomerato microscopico di materia strana, (quark down, up, top e strange), questi ultimi, secondo alcune teorie si dovrebbero mutare in materia ordinaria in un miliardesimo di secondo e trasformarla in materia strana. Ma,seppure dovessero prodursi, non costituiranno un pericolo per il nostro pianeta, assicurano gli scienziati.

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